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La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

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Il Libro dei Fatti dell'Iran Foto Medio Oriente

GEOGRAFIA - ASIA - IRAN

PRESENTAZIONE

L'Iran, situato nel centro dell'Asia occidentale, confina a Nord con la Turchia, l'Armenia, l'Azerbaigian e il Turkmenistan; a Est con l'Afghanistan e il Pakistan; a Ovest con l'Iraq. Bagnato a Nord dal Mar Caspio e a Sud dal Mare Arabico, occupa una superficie di 1.645.258 kmq e ha una popolazione di 88.386.937 (2024) abitanti con una densità di 41 abitanti per kmq. La popolazione è così suddivisa: Persiani (51%), Azerbaigiani (24%), Curdi (7%) e Arabi (3%). La lingua ufficiale è il persiano (farsi) che ha rappresentato un importante elemento di unificazione nazionale. Dal punto di vista religioso, l'Iran appartiene all'area islamica, ma di rito sciita: questa fede costituisce la maggioranza (94%); ci sono anche musulmani sunniti (5,7%), cristiani (0,1%), zoroastriani (0,1%) e ebrei (0,1%). L'Iran è una Repubblica islamica. La Costituzione del 1979 stabilisce la subordinazione dello Stato alla guida del clero sciita: al vertice dello Stato sta il Rahbar, «guida religiosa» (nominata a vita da un Consiglio di 84 teologi eletti a suffragio diretto ogni 8 anni) che detiene il controllo sulle leggi e sugli organi statali, Presidente compreso. Questi, che è anche capo del Governo, è eletto a suffragio diretto ogni 4 anni e può essere rieletto una sola volta. Anche il Parlamento, formato da 270 membri, di cui 5 rappresentanti delle minoranze religiose e gli altri eletti tra i «buoni musulmani», dura in carica 4 anni. L'unità monetaria è il rial. La capitale è Teheran (7.092.185 ab.).

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IL TERRITORIO

Il territorio dell'Iran è formato da un vasto altopiano delimitato da due sistemi montuosi che lo circondano da tre lati. Questi monti rappresentano il proseguimento dei corrugamenti dell'Asia Minore ed hanno origine presso i confini nord-occidentali del Paese nella regione di Azerbaigian. Da questa zona partono le due catene principali: quella dell'Elburz, che corre parallela alla costa meridionale del Caspio, e quella dei Monti Zagros, che si estende da Nord-Ovest a Sud-Est. Quest'ultimo sistema ha una struttura più complessa del primo, essendo costituito da corrugamenti paralleli, separati da vallate e pianure alluvionali. L'altopiano centrale è diviso in due regioni: le zone pedemontane degli Elburz e degli Zagros e i tavolati desertici o semidesertici centrali e dell'Est dove si trova una zona di depressione occupata da laghi salmastri e deserti di sale e pietre. I due deserti principali il Dasht-idut e il Dasht-i-Kavir si estendono per centinaia di chilometri. L'uniformità delle regioni centrali è interrotta da rilievi di una certa importanza, come i monti del Khorasan, le cui vette superano i 4.000 m. Le uniche zone pianeggianti si trovano lungo la costa del Mar Caspio e del Golfo Persico. I corsi d'acqua, brevi e stagionali, originati dai rilievi circostanti l'altopiano interno, si perdono, scendendo, nelle zone fangose e nei deserti. Così nelle oasi dell'altopiano desertico l'acqua è portata per mezzo dei qanat, canali sotterranei che la attingono dalle sorgenti pedemontane. La situazione idrografica è differente nelle zone di pianura, che sono ben irrigate. Le coste iraniane che si affacciano sul Mar Caspio sono basse e uniformi, quelle sul Golfo Persico sono invece più movimentate e nel settore più orientale anche più alte. Il clima è di tipo continentale con forti escursioni termiche giornaliere e stagionali. Le piogge sono molto scarse e l'intero territorio è caratterizzato da una grande aridità.

Cartina dell'Iran

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L'ECONOMIA

Dopo un periodo di rapida espansione economica, l'Iran attraversava negli anni Ottanta una difficile crisi a causa della guerra con l'Iraq che riduceva notevolmente i proventi derivanti dal petrolio. Se infatti l'aumento del prezzo del petrolio aveva contribuito ad incrementare enormemente le entrate del Paese che si era così orientato verso un'industrializzazione con tecnologie avanzate, la crisi del Golfo determinava il crollo delle vendite della materia prima. L'agricoltura è povera ed insufficiente al fabbisogno nazionale a causa della conformazione geografica del territorio e del clima arido. Le colture principali sono cerealicole (frumento, riso, orzo, mais, miglio, sorgo); tra le piante industriali si trovano piantagioni di cotone, lino, sesamo, soia. Consistente è invece l'allevamento, principalmente degli ovini, praticato nella steppa dell'altopiano centrale, che fornisce la lana, utilizzata dalle popolazioni nomadi per la tessitura dei tappeti, e il pellame usato per pellicce pregiate. La pesca, lungo le coste del Mar Caspio, riguarda principalmente lo storione, pesce particolarmente pregiato per le sue uova (caviale). Nel campo industriale prevale il settore legato al petrolio con raffinerie e industrie chimiche (fertilizzanti), oltre a industrie siderurgiche (acciaierie). Sviluppata è l'industria tessile, soprattutto per quel che riguarda la produzione di tappeti. Le ricchezze minerarie del Paese sono costituite dal petrolio, che copre la maggior parte delle esportazioni, dal metano e dal rame, i cui giacimenti sono stati scoperti recentemente, dal carbone e dalla cromite. Per quanto riguarda le vie di comunicazione l'aviazione civile è moderna e sviluppata, mentre ridotta è la rete ferroviaria (7.266 km); la rete stradale è di 166.000 km, di cui solo 94.021 asfaltati. Gli aeroporti principali sono a Teheran, Esfahan e Shiraz.

CENNI STORICI

Il Paese ha assunto ufficialmente il nome di Iran il 22 marzo 1935; precedentemente veniva chiamato anche Persia, dal persiano antico Parsa, regione in cui si trovava il Regno di Ansan. La più antica formazione politica nota sul suolo persiano è l'Impero dei Medi, gente di stirpe iranica, che dominò (secc. VIII-VI a.C.) nella regione settentrionale montuosa e successivamente conquistò la pianura mesopotamica, sotto il regno di Ciassare. Alla supremazia dei Medi si sostituì (metà del VI sec.) quella dei Persiani che, stanziati dapprima nella zona meridionale del Paese (Perside), in breve tempo giunsero a dominare quasi tutto il mondo antico, in particolare con la famiglia reale degli Achemenidi e il suo capostipite Ciro il Grande. Alla morte di Ciro (529 a.C.) l'Impero si estendeva dal Caucaso all'Oceano Indiano, dal Mediterraneo all'Asia centrale. Dario I (521-485 a.C.), di un ramo collaterale degli Achemenidi, continuò la politica espansionistica di Ciro portando l'Impero persiano al culmine della potenza e conducendo una politica anti-ellenica, ripresa in seguito dal figlio Serse (Battaglia di Salamina, 480 a.C. e di Platea, 479 a.C.). L'immenso Regno fu diviso in venti satrapie governate da una salda organizzazione burocratica facente capo al sovrano. Una fastosa vita di corte e un'imponente attività edilizia furono rese possibili dai tributi e dalle prestazioni in natura dei popoli sottomessi, ai quali il potere centrale assicurava prosperità economica, rispettandone la libertà religiosa. Alla fine del IV secolo a.C. questo vasto Impero - che aveva assorbito le antiche civiltà di Mesopotamia, Siria, Egitto e Asia Minore - cadde in pochi anni nelle mani di Alessandro Magno, con il quale si compì la riscossa della Grecia e una profonda ellenizzazione sia politica sia culturale della Persia. Ma neanche Alessandro riuscì a realizzare il suo disegno di fondere in un unico Impero universale Elleni e Asiatici e, alla sua morte (323 a.C.), privata dell'indipendenza e della sovranità, la Persia gravitò per qualche decennio nell'orbita dell'Impero seleucidico. Nei secc. II a.C. - III d.C. sull'altipiano iranico sorgeva lo stato feudale e militare dei Parti per cinque secoli uno dei più aggressivi avversari prima dei Seleucidi e poi di Roma; l'estremità orientale del suolo iranico era invece dominato dal Regno dei Kusana. La dinastia Sasanide(secc. III-VII) segnò una riaffermazione della tradizione pienamente nazionale contro gli ellenizzati Parti e instaurò un Impero fortemente centralizzato con capitale a Ctesifonte, in Mesopotamia. In politica estera continuò la tradizione partica, in una continua guerra contro Roma prima, e poi, dal V sec., contro Bisanzio. I Sasanidi eressero per la prima volta il Mazdeismo a religione di Stato, compiendo una potente organizzazione del clero persecutrice del Cristianesimo e delle nuove eresie dualistiche (Manicheismo, Mazdachismo). L'invasione araba, cominciata intorno al 634, in pochi anni spazzò via l'Impero sasanide, modificando profondamente l'assetto sociale e la vita spirituale della Persia. Il Mazdeismo, tollerato dai conquistatori, decadde rapidamente di fronte a un'intensa opera di diffusione dell'Islam che, nel giro di un paio di secoli, venne abbracciato dalla maggior parte del popolo iranico. Dopo la conquista araba, terminata verso il 650, la Persia fu per quasi due secoli una provincia dell'Impero dei califfi, zona di frontiera per l'ulteriore espansione verso Oriente.

Al califfato degli Omayyadi(661-750) seguì quello degli Abbasidi (750-1258), anch'essi arabi, ma la cui ascesa si dovette soprattutto a forze militari e civili in buona parte iraniche. Pochi decenni dopo nella Persia di Nord-Est (Khorasan e Transoxiana) cominciarono a formarsi quelle autonome dinastie locali con cui iniziò a disgregarsi il califfato islamico unitario. La più importante di queste nuove dinastie fu quella puramente iranica dei Samanidi(X sec.), con capitale Buchara, che portò alla rinascita della coscienza nazionale e culturale persiana, sia pure entro il quadro della ormai consolidata civiltà musulmana. Ai Samanidi successero dinastie di origine turca, quali i Gasnavidi (secc. X-XI), con centro in Afghanistan, e i Selgiuchidi(secc. XI-XII), che ricrearono uno Stato unitario nelle province orientali del califfato, segnando un periodo di floridezza culturale ed economica. Lo Stato selgiuchide cadde verso la metà del XII sec. sotto i colpi della potenza rivale dei Khuwarizmshah, sultani di Transoxiana, travolti ben presto dalla turbinosa conquista dei Mongoli di Gengis Khan, iniziata nel 1220 e destinata a causare enormi perdite di vite e di beni nelle province iraniane. Dopo i Timuridi (1369-1494), cui seguì un breve periodo di anarchia con frazionamento territoriale della Persia, il Paese fu riunificato dai Safavidi (1502-1736) all'inizio del XVI sec., la cui dinastia iniziò con Isma'i. Come religione nazionale fu adottato l'Islam sciita, anche in funzione anti-ottomana. I confini del territorio furono all'incirca gli stessi dell'Impero Sasanide: a Occidente fu contenuta la spinta ottomana, mentre si rafforzavano i contatti diplomatici con l'Europa. Dopo la morte di Abbas il Grande, il cui regno (1587-1628) segnò un periodo di ricchezza economica e solidità amministrativa, seguì un rapido declino e nel 1722 il Paese fu travolto da un'invasione afghana e da incursioni turche e russe. Nadir Shah (1736-47), un avventuriero sunnita del Khorasan, riuscì a risollevare le sorti del Regno ricacciando gli afghani. Alla morte di Nadir il vasto Impero si disgregò; i suoi successori, gli Zand e i Qagiar (1794-1925) dovettero fare i conti con la duplice pressione russa e inglese. Nel 1928 le regioni caucasiche e buona parte dell'Azerbaigian furono definitivamente cedute alla Russia, mentre alla Gran Bretagna andarono importanti concessioni economiche. Durante il regno di Nasir ad-Din Shah (1848-96), che segnò la maggiore decadenza del Paese, si sviluppò un forte movimento nazionalista, ad opera di un gruppo di intellettuali, religiosi e laici, che cercò di ottenere la Costituzione (1905-09) e di mantenere intatti i beni del Paese. Alla fine della prima guerra mondiale, durante la quale la neutralità del territorio fu violata da entrambe le parti belligeranti, emerse Reza Khan, un militare nazionalista che nel 1925 assunse il titolo di scià, inaugurando la dinastia dei Pahlavi e un quindicennio di duro ma illuminato assolutismo. Reza promosse una campagna di modernizzazione tecnica e intellettuale del Paese, cercando di impostare le relazioni con l'estero su un piano di parità.

Non riuscì però ad annullare le concessioni petrolifere inglesi e nel 1941, dopo aver provocato, con la sua neutralità filo-germanica, un intervento franco-russo, abdicò in favore del figlio Mohammed Reza. Protetti da una Costituzione redatta nel 1949, che riduceva il potere imperiale, i nazionalisti appoggiarono il primo ministro Mohammed Mossadeq (1951-53) nell'opera di nazionalizzazione delle compagnie petrolifere e di estromissione degli Inglesi. La reazione degli occidentali e il contrasto interno tra lo scià e il primo ministro portarono alla caduta di Mossadeq (1953), alla soppressione del partito di sinistra Tudeh (che continuò a muoversi in modo clandestino) e alla conseguente amministrazione dello Stato da parte di Mohammed Reza, che esercitò un potere quasi assoluto intensificando sempre più il controllo sulla vita politica del Paese. Nel 1975 arrivò ad abolire il finto sistema bipartitico, istituendo il partito unico Rastakhiz (Movimento per la resurrezione nazionale). Le gravi difficoltà finanziarie furono superate grazie all'aiuto economico degli Stati Uniti e, successivamente, per mezzo delle rendite petrolifere. Questo orientamento filo-occidentale non impedì però all'Iran di mantenere rapporti con l'URSS. Nel 1963 lo scià lanciò la cosiddetta Rivoluzione bianca che presentò come riforma agraria, mirando in realtà all'industrializzazione del Paese. Nei confronti degli Stati arabi rimasero tensioni con l'Iraq, a cui l'Iran rivendicava la sovranità su una parte dello Shatt-al-'Arab. Nella politica petrolifera lo scià raggiunse, tramite l'OPEC, un'intesa con i Paesi importatori, che consentì anche all'Iran, dal 1960-62 in poi, di esportare petrolio in cambio di attrezzature industriali e agricole. I cambiamenti in campo industriale e agricolo furono però del tutto insoddisfacenti e somme ingentissime furono destinate alle spese militari. Inoltre, i professionisti e i commercianti, che non avevano alcun accesso al potere decisionale, furono esclusi dai profitti al pari degli strati popolari e della classe operaia. In seguito alla repressione durissima sulla vita culturale e politica del Paese, esercitata dalla polizia segreta, i detenuti politici divennero migliaia. A partire dal 1977 i movimenti di opposizione al regime e il clero sciita, guidato dall'ayatollah Khomeini, in esilio dal 1963 a Parigi, sostennero una sempre più vasta opposizione allo scià. Nel corso del 1978, soprattutto quando fu ordinato all'esercito di intervenire contro la folla e di sparare sugli studenti provocando un massacro (8 settembre, «venerdì nero»), il Paese divenne ingovernabile e l'anno successivo lo scià fu costretto a lasciare l'Iran. Khomeini, tornato trionfante dall'esilio, nominò un Governo provvisorio assumendo la direzione effettiva dello Stato e dando vita a una durissima repressione contro tutti i membri del regime dello scià. Il 30 marzo 1979 con un referendum fu proclamata la Repubblica Islamica dell'Iran e qualche mese più tardi venne approvata una Costituzione che sanciva la subordinazione dello Stato alla guida del clero sciita. Al vertice istituzionale venne posto Khomeini, «guida religiosa» con il compito di vigilare sulle leggi e sugli organi dello Stato (compreso il presidente della Repubblica); Mehdi Bazargan venne, invece, nominato capo del Governo.

La Rivoluzione khomeinista, presentandosi come un'alternativa vincente ai modelli occidentali, accese gli entusiasmi, non solo della popolazione iraniana, ma anche delle masse diseredate dei Paesi islamici in lotta contro gli Stati Uniti d'America e Israele. L'episodio più clamoroso sul piano delle relazioni internazionali avvenne nel 1979, quando furono presi in ostaggio cinquanta funzionari dell'ambasciata statunitense a Teheran ad opera di studenti iraniani che chiedevano il ritorno dello scià dagli Stati Uniti per sottoporlo a processo; la questione fu risolta grazie alla mediazione algerina e gli ostaggi furono rilasciati nel 1981. Nel 1980 l'Iraq invase il territorio iraniano sulla base delle antiche rivendicazioni territoriali e diede avvio a una lunga e dolorosa guerra di posizione che si concluse, nel 1988, con la mediazione dell'ONU, senza né vinti né vincitori, ma con un carico pesantissimo di vittime (oltre 1 milione) e danni materiali. La guerra contro l'Iraq aggravò i conflitti di potere interni: sostenuti dalla «guardia rivoluzionaria» e dalla popolarità di Khomeini, gli integralisti emarginarono dal Governo i loro antichi alleati di sinistra e di destra. Nel 1980 venne eletto un Parlamento a maggioranza islamico-integralista (il Partito repubblicano islamico, PRI, ottenne più del 90% dei voti); Bana Sadr, presidente della Repubblica (1980-81) e portavoce della corrente moderata dello stesso partito islamico di Khomeini, fu privato della sua carica; le opposizioni laica e comunista trovarono sempre maggiori difficoltà di espressione. Alle reazioni seguì la durissima repressione contro l'opposizione interna e le minoranze etniche, con migliaia di arresti ed esecuzioni. Dall'altro lato il terrorismo contro esponenti del Governo e del Partito islamico costò la vita al presidente della Repubblica Mohammad 'Ali Rajai, eletto nel 1981. Come terzo presidente della Repubblica venne eletto 'Ali Khamenei, segretario generale del PRI. Sul piano politico la fazione integralista, rappresentata principalmente da esponenti del clero sciita, assunse definitivamente il pieno controllo dello Stato. Il Partito Tudeh, inizialmente alleato del regime venne sciolto e le elezioni legislative del 1984 confermarono l'Iran come Stato a partito unico; nel 1987 anche il PRI venne sciolto da Khomeini, che riteneva esauriti i suoi compiti; dal 1988, quindi, alle elezioni parteciparono candidati non più legati a veri e propri partiti, ma appartenenti a gruppi e correnti diverse nell'ambito del regime islamico. Nel 1989 'Ali Khamenei, riconfermato nelle elezioni presidenziali del 1985, successe a Khomeini, morto in giugno, quale guida religiosa dell'Iran; alla presidenza della Repubblica venne eletto 'A.A. Rafsanjani, che avviò una politica più moderata nei confronti dell'Occidente. Quando nel 1990 l'Iraq invase il Kuwait aprendo una crisi internazionale, l'Iran, che si mantenne neutrale, approfittò della situazione difficile in cui si trovava l'Iraq per negoziare le proprie dispute di confine: gli iracheni furono indotti ad accettare gli accordi di Algeri del 1975, riconoscendo la sovranità iraniana su parte dello Shatt-al-'Arab.

Dopo la pesante sconfitta subita dall'Iraq nella guerra del Golfo - nella quale un'alleanza di 20 paesi condotta dagli Stati Uniti obbligò le truppe irachene a ritirarsi dal Kuwait - l'Iran cercò di estendere la propria influenza nell'area mediorientale, tentando di raggiungere, a tale scopo, anche un riavvicinamento ai Paesi occidentali, Stati Uniti compresi. Sul piano interno questo riavvicinamento trovò riscontro nella politica di liberalizzazione economica di Rafsanjani, che mirava a privatizzare alcune delle grandi imprese nazionalizzate dalla Rivoluzione islamica del 1979, nel tentativo di attirare investimenti stranieri. Nelle elezioni legislative del 1992 la corrente moderata che appoggiava il presidente Rafsanjani uscì rafforzata. Sul piano economico, però, i risultati previsti non si concretizzarono; le difficoltà finanziarie dovute alle eccessive importazioni assunsero dimensioni allarmanti nel 1993-94 con il crollo del prezzo del petrolio. Nel 1994 il Governo dovette ammettere che il Paese non era in grado di far fronte al debito a breve e medio termine nei confronti dei fornitori stranieri. Tra le misure adottate ritirò i sussidi a 23 tipi di prodotti importati - principalmente alimentari e farmaceutici - con il conseguente aumento del prezzo di tali prodotti. Le industrie iraniane, fortemente dipendenti dall'importazione di materie prime e di macchinari, furono seriamente danneggiate dalle restrizioni imposte alle importazioni e costrette a moltiplicare i licenziamenti. La vendita di greggio tra il marzo del 1995 e il marzo del 1996 arrivò a 15.000 milioni di dollari, ma rimase inferiore alle aspettative. Le tensioni sfociarono in manifestazioni operaie e in incidenti in numerose regioni in occasione del quindicesimo anniversario della Rivoluzione islamica (febbraio 1994). Il prestigio del presidente Rafsanjani, in declino dal 1992, continuò a ridimensionarsi a favore di quello della «guida della Rivoluzione», l'ayatollah Ali Khamenei, appoggiato dagli ambienti religiosi ed economici conservatori, che controllavano in particolare il Parlamento. Nelle elezioni del giugno 1993, Rafsanjani, seppur riconfermato alla guida dello Stato, raccolse meno consensi rispetto al 1989. In politica estera l'Iran continuò ad apparire molto isolato sulla scena internazionale, ad eccezione dei buoni rapporti esistenti con alcuni Paesi asiatici (Cina, India, Pakistan, Indonesia e Malaysia). Gli Stati Uniti nel 1993 affermarono la propria intenzione di emarginare l'Iran a causa della sua politica di riarmo, del sostegno fornito al terrorismo e delle violazioni dei diritti dell'uomo. Nelle elezioni legislative, svoltesi in due turni (marzo e aprile) nel 1996, la destra conservatrice emerse come principale forza parlamentare, grazie alla sua presenza estesa nel Paese. Ai conservatori, però, si contrapposero tre correnti in grado di rivendicare almeno in parte la vittoria elettorale: la Sinistra (islamica), sotto le bandiere dell'Alleanza della linea dell'imam; numerosi deputati eletti come indipendenti, molto noti a livello locale e di riconosciuta competenza professionale; i Servitori della ricostruzione, sostenitori di Rafsanjani. Le elezioni legislative registrarono una notevole partecipazione popolare (74% al primo turno, contro il 65% nel 1992).

Uno degli aspetti più notevoli di questa partecipazione riguardò la presenza delle donne come elettrici, come scrutatrici e come candidate (187 su un totale di 3.231), anche se il numero delle donne elette non era pressoché cambiato (10 contro le 9 precedenti). Sul piano internazionale il Paese continuò ad essere emarginato; nel 1996 gli Stati Uniti inasprirono l'embargo con una clausola di boicottaggio delle aziende straniere che proseguirono i rapporti d'affari con l'Iran. Dopo le elezioni legislative del 1996, che diedero alla destra conservatrice la maggioranza, la scena politica fu dominata dalla scadenza delle elezioni presidenziali previste per il 23 maggio 1997. I primi due candidati furono Mohammad Rey Shahri, portavoce dei populisti nostalgici della rivoluzione, vicino al gruppo attivista Ansar-e-hezbollah (Compagni del partito di Dio) e Ali Akbar Nategh Nouri, leader della destra conservatrice eletto alla presidenza del Parlamento nel 1996. Nel gennaio del 1997 Mohammad Khatami, direttore della Biblioteca nazionale ed ex ministro della cultura e dell'orientamento islamico fu scelto come candidato unico dall'Alleanza della sinistra e dai Servitori della ricostruzione; altro candidato ammesso fu Seyyed Resa Zavarei, unico laico, rappresentante della Destra conservatrice, incaricato di fare presa sull'elettorato della Sinistra e sui Servitori della ricostruzione. Alle elezioni, grazie anche alla fortissima affluenza alle urne (89%), è prevalso M. Khatami con il 69% dei voti, contro il 25% per A.A. Nategh Nouri, il 2,6% per S.R. Zavarei e il 2,5% per M.R. Shahri. Le posizioni politiche differenziate del clero (alcuni ayatollah fecero molto per Khatami), il riconoscimento dei particolarismi regionali e dei diritti delle minoranze da parte di Khatami contribuirono alla sua vittoria elettorale. Le riforme che Khatami cercò di introdurre in Iran furono però sempre osteggiate dai conservatori guidati dal leader spirituale del Paese, l'ayatollah Khamenei, che ha diritto di veto sulle leggi che ritenga violino i principi dell'Islam o la Costituzione. Alle elezioni legislative del 18 febbraio e 5 maggio 2000 i riformisti guidati dal presidente Khatami (riuniti nel fronte secondo Khordad) ottennero i due terzi dei seggi, riconfermando la precedente vittoria elettorale. In contrapposizione all'ala religiosa conservatrice dell'ayatollah Ali Khamenei, essi si proponevano di introdurre un'interpretazione più liberale e flessibile della legge islamica e di condurre l'Iran verso una maggiore democrazia. I conservatori non deposero le armi e, tra il primo e il secondo turno elettorale, fecero chiudere numerosi giornali di orientamento progressista e fecero arrestare giornalisti e politici vicini al presidente Khatami. Con lo scoppio della seconda Intifada (settembre 2000) e la salita al potere della destra israeliana, i rapporti tra Iran e Israele si fecero particolarmente tesi: Tel Aviv accusò infatti a più riprese Teheran di fornire armi pesanti agli Hezbollah e di addestrare e sostenere la guerriglia anti-israeliana e i kamikaze palestinese.

Nel 2001 continuarono le chiusure di testate indipendenti, mentre si acuì lo scontro tra Parlamento e magistratura (quest'ultima è uno dei bastione delle forze conservatrici) e tra magistratura e intellettuali, una decina dei quali a metà gennaio fu condannata dalla Corte rivoluzionaria di Teheran con l'accusa di aver attentato alla sicurezza dello Stato per aver partecipato a una conferenza sulle riforme in Iran che si era tenuta a Berlino nell'aprile del 2000. In marzo Khatami si recò in visita ufficiale a Mosca, dove firmò un accordo col presidente russo Putin per la fornitura di armi convenzionali difensive e per la cooperazione in campo nucleare. A maggio il presidente iraniano ricevette la visita del leader cubano Fidel Castro, anch'egli a capo di uno Stato definito dagli USA «illegale» e sottoposto, come a Teheran, a sanzioni. I due leader siglarono una serie di accordi economico-commerciali. A giugno le elezioni presidenziali furono vinte con una maggioranza nettissima (quasi l'80% dei suffragi), e grazie soprattutto al voto dei giovani e delle donne, dal riformista Mohammad Khatami, che venne così riconfermato alla guida del Paese. In agosto una serie di devastanti inondazioni colpirono il Nord-Est dell'Iran, provocando ingenti danni a persone (furono oltre 500 i morti), ambiente ed economia. Sia i riformatori che i conservatori condannarono senza riserve gli attentati dell'11 settembre contro le Torri gemelle e il Pentagono. Il presidente iraniano espresse anche solidarietà al popolo americano e si disse pronto a cooperare con la comunità internazionale per estirpare le radici del terrorismo. Nonostante ciò, gli USA inserirono l'Iran nella lista dei cosiddetti «Stati canaglia», favoreggiatori del terrorismo internazionale. Dopo l'avvio dell'attacco contro l'Afghanistan, il mondo politico iraniano chiese al presidente Khatami di intervenire con una mediazione per evitare un confronto violento tra USA e Islam. Teheran decise la chiusura di 900 chilometri di frontiera con l'Afghanistan per arginare una eventuale nuova ondata di profughi che si temeva potessero varcare la frontiera dopo l'attacco. Nel settembre 2002 tecnici russi iniziarono a costruire il primo reattore nucleare iraniano nei pressi di Bushehr. Nel novembre dell'anno successivo, però, il Governo iraniano fece sapere di avere sospeso il programma di arricchimento dell'uranio e di voler permettere agli ispettori dell'ONU di esaminare i suoi siti nucleari. Nel mese di dicembre 40.000 persone trovarono la morte in un terremoto che scosse il sud-est del Paese, devastando la città di Bam. Nel febbraio 2004 i Conservatori ottennero la vittoria nelle controverse elezioni generali che videro la non ammissione di molti candidati riformisti. Nel giugno 2005, inoltre, le elezioni presidenziali videro la vittoria dell'ultra conservatore sindaco di Teheran Mahmoud Ahmadinejad. Intanto la diatriba internazionale sul nucleare continuava. Nel novembre 2004 il Paese aveva siglato un accordo con L'Unione europea per sospendere l'arricchimento dell'uranio, ma nel settembre 2005 decise di riprendere la produzione di uranio arricchito nel suo impianto di Isfahan, a suo dire per utilizzarlo per scopi pacifici. Nel gennaio 2006 vennero rotti i sigilli dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (IAEA) posti nell'impianto di Natanz: un mese più tardi l'IAEA decise di denunciare all'ONU il Paese per la palese violazione del trattato di non proliferazione nucleare. Ciò nonostante le operazioni continuarono e in aprile l'Iran comunicò di avere arricchito uranio nel suo impianto di Natanz.

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LE CITTÀ

Teheran

(7.092.185 ab.). Capitale dell'Iran e capoluogo della provincia omonima (19.196 kmq; 11.931.656 ab.). Lo sviluppo di questa grande città è stato favorito dalla posizione in cui sorge, a 1.230 m s/m., con un clima particolarmente fresco e salubre rispetto a quello del resto del Paese. Posta sul versante meridionale dei monti Elburz, domina le vie di comunicazione tra l'Asia centrale e l'Anatolia. Massimo centro commerciale e culturale dell'Iran possiede industrie meccaniche, chimiche, tessili, alimentari, del tabacco, conciarie, calzaturiere, della gomma, del vetro, del legno, del cemento. Sede del Governo, la città, che ha il suo centro nella piazza Maydan-i Sepah, presenta caratteristiche e aspetti completamente contrastanti: a Sud si estende la città vecchia, tipicamente orientale, con le case ammassate disordinatamente, le viuzze popolose e i bazar multicolori; a Nord si trovano i quartieri moderni, che la rendono, con i suoi viali, giardini e palazzi, del tutto simile ad una moderna metropoli occidentale. Fortificata dai Safawidi (1554), Teheran fu designata capitale dell'Iran dalla dinastia dei Qagiari nel 1786. Gli edifici più importanti sono tutti del XIX sec.: la moschea reale Masgid-i-Shah, dell'inizio del secolo, e quella di Sipahsalar (1890); il palazzo reale dove si trova il famoso «trono del pavone», capolavoro di oreficeria. Caratteristici, nei palazzi della città vecchia, sono i sontuosi rivestimenti di specchi e i grandiosi giardini.

Una via di Teheran

Una via di Teheran

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Mashhad

(2.052.419 ab.). Città dell'Iran, è situata a 970 m s/m., sul fiume Atrak, in una vallata fertile e intensamente coltivata. Quale città santa dei musulmani sciiti è meta di numerosi pellegrinaggi. Venne eretta nell'818 intorno alla tomba di Imam Riza, profeta e santone, considerato il fondatore della setta islamica degli sciiti. Oltre al complesso dell'area sacra, comprendente anche bazar, madrase, palazzi, minareti, si ricordano la splendida moschea timuride di Jauhar Shad, moglie di Shaharuh, il Masgid-i Shah (1451) e la bella madrasa Mirza Jafar (1650).

Esfahan

(1.494.255 ab.). Città dell'Iran, capoluogo della provincia omonima (107.027 kmq; 4.395.645 ab.), deve la sua fama ai tesori d'arte islamica che vi si sono accumulati nei secoli. Sorta presso un'oasi alimentata dal fiume Zinda Rud, fu capitale di diversi regni persiani e raggiunse la maggior potenza durante il XVI e il XVII secolo. A testimonianza dello splendore passato, restano stupendi monumenti come il palazzo di Madressehye-Madar-eShah (una scuola di diritto musulmano), la moschea del Venerdì, con i minareti rivestiti di porcellane colorate, il palazzo reale, il ponte a cento arcate. Inoltre, la città possiede uno dei mercati più frequentati ed apprezzati dell'intero Iran: vi si possono acquistare tappeti, metalli sbalzati in oro e argento e altri prodotti confezionati a mano.

Tabriz

(1.946.877 ab.). Città dell'Iran, capoluogo della provincia dell'Azerbaigian orientale (45.481 kmq; 3.482.672 ab.) è situato al centro di una fertile vallata sul Monte Azerbaigian; fu capitale della Persia durante il regno dei Mongoli e quello dei Turchi. Di questo illustre passato sono testimoni la moschea Azzurra, adorna di caratteristiche piastrelle di maiolica e le imponenti rovine dell'antica cittadella. La sua posizione geografica la rese un importante punto di snodo per le comunicazioni tra Persia, Turchia e Mesopotamia. Molto noto è il bazar di Tabriz, soprattutto per la vendita dei bellissimi tappeti di produzione locale.

Shiraz

(1.182.557 ab.). Città dell'Iran, capoluogo della provincia del Fars (121.825 kmq; 4.323.626 ab.) è situato a 1.585 m s/m., in un'oasi dei monti Zagros Per la sua felice posizione geografica fu fin dall'antichità fiorente centro economico e culturale. Shiraz venne fortificata nel secolo XI e fu patria dei poeti mistici Hafiz e Sa'di, dei quali conserva i mausolei d'epoca Zand. Oltre alla cittadella, al pittoresco bazar, al bagno, alla porta del Corano e agli splendidi giardini, si ricordano il Masgid-i Vakil, una bella moschea a navate, con ricche decorazioni floreali in mattonelle smaltate.

PICCOLO LESSICO

Ayatollah

Interprete della legge coranica, riconosciuto dal popolo come direttamente ispirato da Allah. Il grado di ayatollah è il secondo della gerarchia sciita musulmana.

Faghih

Capo religioso al quale la Costituzione dell'Iran, approvata per referendum nel 1979, conferisce il controllo delle leggi, degli organi dello Stato e del presidente della Repubblica, al quale può imporre le dimissioni. Al faghih spetta inoltre la nomina della maggioranza dei membri del Consiglio di prevenzione e vigilanza.

Golfo Persico

Insenatura dell'Oceano Indiano nord-occidentale compresa tra Iran, Arabia e Iraq. Non raggiunge grandi profondità (massima 100 m presso Hormuz, media 25 m), e ha acque caldissime alla superficie (35°). Numerose le isole, specialmente nei pressi della costa arabica. Vi sfociano il Tigri e l'Eufrate mediante il comune estuario Shatt-al-'Arab. Porti principali: Al-Kuwait, Bändar Abbäs, Abadan. Pesca delle ostriche perlifere. Ha grande importanza per il traffico che vi si svolge, specialmente per il trasporto del petrolio. Il conflitto tra Iran e Iraq ha però creato degli ostacoli a tali traffici.

Imam o Iman

Capo della comunità islamica. L'imam, infallibile e impeccabile, è l'unico legittimo interprete della legge divina ed è rappresentato sulla terra dai dottori della legge (mullah e ayatollah) ai quali gli sciiti attribuiscono un ruolo preminente.

Mujaheddin

Guerriglieri musulmani fondamentalisti, iraniani e afghani, impegnati nella guerra santa contro i nemici dell'unità islamica. Dal 1979 al 1989 i mujaheddin si opposero con la guerriglia all'invasione sovietica dell'Iran; divisi in varie fazioni ebbero le loro basi in Pakistan. L'Organizzazione dei «mujaheddin del popolo», principale movimento di opposizione al regime iraniano, è attiva in clandestinità e all'estero, senza un reale seguito nel Paese.

Nowruz

È il capodanno persiano che ha luogo il 21 marzo, all'equinozio di primavera. La festa viene celebrata con una serie di riti: il demonio viene scacciato con il fuoco e nei villaggi gli uomini si colorano di rosso la barba; le tavole imbandite per l'occasione sono decorate con candelabri che reggono tante candele quanti sono i bambini della casa. Il pranzo consta di sette portate, che iniziano invariabilmente con la lettera s.

Qanat

Termine arabo che indica una condotta d'acqua, per la maggior parte sotterranea, con la quale viene captata la falda acquifera ai piedi di una montagna e trasportata verso la città di Teheran. La qanat è scavata e tenuta in funzione mediante una serie di pozzi. Tale geniale tecnica di costruzione di canali sotterranei è stata esportata nei Paesi dell'Africa sahariana col nome di foggara.

Sciita

Da shi'a, «partito» di Ali, comunità minore dell'islamismo il cui principale elemento unitario, e anche causa della spaccatura con la maggioranza Sunnita, è la convinzione che il ruolo di guida (imam) della comunità islamica spetti al cugino e genero di Maometto, Ali, e ai suoi discendenti. Ad Ali e alla sua stirpe viene attribuita una missione di carattere quasi sacrale, negata dai Sunniti, che hanno invece sostenuto il criterio della libera elezione dei successori di Maometto. La più folta comunità sciita vive in Iran e prende il nome di duodecimani, sostenendo che gli imam sono stati dodici.

Shatt-al-'Arab

Fiume dell'Asia occidentale, lungo circa 200 km e formato dalla confluenza del Tigri con l'Eufrate. Nasce presso Kurna (Iraq), piega a Sud-Est e, dopo aver costeggiato gli acquitrini dell'Hor al-Hammar, tocca Bassora (Iraq), a Sud della quale funge da linea di confine tra Iraq e Iran. Bagna poi Khorramshahr (Iran), riceve il Karun, suo principale affluente, e sfocia a delta nel golfo Persico. Lo Shatt-al-'Arab ha origini recenti (era cristiana) e fu generato da un vasto piano formatosi in seguito al trasporto di detriti alluvionali da parte del Tigri e dell'Eufrate. È navigabile fino a Màqil, porto settentrionale di Bassora. Dal 1980 è stato teatro di accesi combattimenti tra Iran e Iraq per il controllo del Golfo Persico.

Zoroastrismo o Mazdeismo

Movimento religioso fondato da Zoroastro (o Zarathustra), noto anche come Mazdeismo, dal nome di Ahura Mazda, dio del Bene. Lo Zoroastrismo dominò l'area persiana dall'età dei sovrani Achemenidi (558-330 a.C.) fino alla conquista della Persia da parte degli Arabi (651 d.C.). Appartiene alle religioni iraniche e a quelle dell'Asia Anteriore; molti suoi elementi sopravvivono tuttora nel Parsismo, che dello Zoroastrismo è però uno sviluppo autonomo.

PERSONAGGI CELEBRI

Mossadeq

Pseudonimo di Mohammed Hidayat. Uomo politico iraniano (Teheran 1881-1967). Appartenente a una facoltosa famiglia della nobiltà terriera, si orientò verso l'attività politica, dopo aver compiuto gli studi universitari in Europa ed essersi laureato in Legge a Neuchâtel nel 1909. Eletto deputato nel 1915, negli anni seguenti ricoprì vari incarichi ministeriali: ministro della Giustizia nel 1920, l'anno seguente passò alle Finanze e nel 1923 assunse la responsabilità del ministero degli Esteri. Appoggiò dapprima l'ascesa al potere di Reza Khan, ma, di fronte al crescente autoritarismo del nuovo sovrano, passò all'opposizione (1926) ritirandosi dalla vita politica. Incarcerato e deportato nel 1938, riottenne la libertà nel 1943 dopo l'abdicazione di Reza Khan in favore del figlio. Fu eletto deputato (1943) e partecipò al risveglio politico del dopoguerra, esercitando una forte influenza sulle correnti nazionalistiche e antimonarchiche. Nel 1949 fondò il Partito del fronte nazionale, sulla base di un programma di intransigente nazionalismo. Gli eventi successivi e lo scoppio di una rivolta lo portarono al potere come primo ministro nell'aprile 1951 e, in tale veste, fece ratificare dal Parlamento la nazionalizzazione dell'industria petrolifera, riuscendo a resistere alle pressioni delle potenze occidentali e a quelle interne esercitate soprattutto dai militari e dai circoli vicini alla corte. Quando sembrava ormai imminente la proclamazione della Repubblica, lo scià abbandonò improvvisamente il Paese, nominando capo del Governo il generale Zahedi che riuscì a rovesciare Mossadeq (19 agosto 1953), attuando poi una sanguinosa repressione. Condannato a morte nel dicembre successivo, ebbe la pena commutata in tre anni di carcere e fu rimesso in libertà nell'agosto 1956.

Mohammed Reza Pahlavi

Scià dell'Iran (Teheran 1919 - il Cairo 1980). Figlio di Reza Khan, fu educato in un collegio svizzero e nel settembre 1941 salì al trono in seguito all'abdicazione del padre. Riuscì a superare la grave crisi del momento, firmando un trattato di alleanza e di mutua assistenza con gli occupanti anglo-sovietici e nel settembre 1942 dichiarò guerra alla Germania. Nel dopoguerra avviò una politica tendente a favorire la modernizzazione del Paese, ma rischiò di essere travolto dall'ondata di nazionalismo progressista che spazzò via alcune monarchie medio-orientali. Il suo trono vacillò fortemente all'inizio degli anni Cinquanta, in seguito all'ascesa al potere di M. Mossadeq. Negli anni seguenti, assunse un atteggiamento oltranzista nello schieramento occidentale, che andò successivamente attenuando, e, all'interno, rafforzò la precedente linea politica autoritario-paternalista. Le nuove linee di tendenza della politica interna si concentrarono nel 1963 con un referendum che sottopose all'approvazione popolare un programma di riforme, tra cui la definitiva abolizione della servitù della gleba e la concessione del voto alle donne. Questo orientamento venne definito «rivoluzione del trono», in quanto volto a un totale rinnovamento delle struttura del Paese, senza modificare il quadro istituzionale. Lo scià, anzi, avviò un processo di rafforzamento della propria autorità, e nel 1967 sancì l'accentramento del potere imperiale con una solenne incoronazione. In una cornice sfarzosa incoronò pubblicamente se stesso e la terza moglie Farah Diba. Seguirono nel 1971 eleganti cerimonie celebrative a ricordo dei 2.500 anni di fondazione dell'Impero persiano. Un non lieve vantaggio economico derivò all'Iran dal non aver fatto proprio l'embargo petrolifero decretato nei confronti dell'Occidente dai Paesi arabi produttori: in cambio delle forniture di greggio, ottenne infatti favorevoli contropartite, sia tecnologiche che finanziarie. Ciò non valse però a salvare il Paese dalla profonda crisi di sfiducia istituzionale, causata soprattutto dalla mano pesante con cui lo scià era solito stroncare ogni opposizione. Allorquando musulmani e sinistre si coalizzarono, il popolo intero insorse (autunno 1978), travolgendo in breve la Monarchia: nel gennaio 1979 lo scià fu costretto a lasciare il Paese, mentre vi fece il suo trionfale ingresso, dopo anni di esilio, il suo principale nemico, l'ayatollah Khomeini. Il 30 marzo dello stesso anno un referendum popolare trasformò l'Iran in Repubblica islamica.

Ruollah Khomeini

Capo religioso (ayatollah) e politico dell'Iran (Qom 1900 - Teheran 1989). Per aver contrastato lo scià Reza Palevi che voleva il rinnovamento nel paese venne incarcerato ed esiliato (1963). Continuò a opporsi guidando dalla Francia la rivoluzione islamica che costrinse lo scià all'esilio (1979). Il 1° febbraio 1979 rientrò in Iran, proclamò la Repubblica islamica dell'Iran e ne divenne capo spirituale. Governò il Paese con poteri assoluti senza assumere una vera e propria carica ufficiale e mantenne una posizione integralista imponendo una severa osservanza del Corano.

L'ayatollah Khomeini

L'ayatollah Khomeini

ALTRI CENTRI

Abadan

(206.073 ab.). Città dell'Iran, sorge sulla riva dello Shatt-al-'Arab, il fiume che delimita il confine tra Iran e Iraq. Centro petrolifero più importante dell'Iran e uno dei maggiori del mondo, ospita enormi raffinerie di petrolio e un ottimo porto attrezzato per le petroliere provenienti dal golfo Persico.

Ahwaz

(933.222 ab.). Città dell'Iran, capoluogo del Khuzistan (63.213 kmq; 4.277.998 ab.), è situata sul fiume Karun. Attivo centro commerciale, ben servito dalle vie di comunicazione ha accresciuto i suoi traffici grazie alla vicinanza con i giacimenti petroliferi.

Kermanshah

(802.872 ab.). Città dell'Iran occidentale, capoluogo della provincia omonima (24.641 kmq; 1.921.284 ab.), è un centro militare e commerciale, che svolge funzioni di controllo sul confine con l'Iraq. Fu costruita nel IV sec. dai Sasanidi, ma conserva memorie di un passato ancor più antico.

Qom

(961.135 ab.). Città dell'Iran, capoluogo della provincia omonima (11.237 kmq; 1.038.424 ab.). Come Mashhad, è la città santa dei musulmani sciiti ed è nota per la moschea d'Oro nella quale è custodita la tomba di Fatimah, sorella dell'imam Reza.

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